Alla partenza vicino al piazzale
Finalmente! Dopo vari tentativi, annullati dal cattivo tempo finalmente riusciamo a fare questo bellissimo giro. Arriviamo venerdì sera al parcheggio sul tornante che da Colfosco porta al passo Gardena.
Mangiamo i manicaretti che Chiara ha preparato, e poi apriamo la nostra tenda autohome sopra la macchina. in pochi minuti siamo sotto le coperte e riusciamo anche ad ammirare le stelle che splendono nel cielo. In più a Corvara ci sono i fuochi e alcune guide alpine hanno portato delle candelette luminose lungo il percorso della via ferrata Brigata Tridentina, che così risulta illumintata da tante lucette.
La mattina arriva ed alle 8 siamo pronti a prendere il sentiero che dal parcheggio si inoltra nel bosco verso l'attacco della ferrata. In leggera discesa raggiungiamo le prime scalette che attrezzano la prima parte della ferrata, per superare il salto roccioso sotto la torre Brunico.
Troviamo l'inevitabile coda, prodotta spesso da persone non completamente avezze a queste attività, ma se nza problemi aspettiamo e con calma arriviamo alla cengia, dove ci ricongiungiamo con il sentiero che proviene dal passo Gardena.
Fortunatamente riusciamo a superare un piccolo gruppo più lento lungo il sentiero ed in breve raggiungiamo l'inizio della seconda parte della ferrata, proprio a destra della bellissima cascata del Pissadù, che scende dal laghetto nei pressi del rifugio.
Da qui inizia un tratto più continuo di ferrata rispetto al precedente. Le corde continue rendono sicura la salita lungo la gola del Pissadù, proprio ai piedi della Torre Extner. Si supera un breve caminetto e si raggiunge una prima balza. Da qui si sale sempre con corde, prima più rapidamente, poi aggirando alcune rocce e passando vicino ad uno strapiombetto.
La roccia è meravigliosa e mi invoglia a salire senza tirarsi sulle corde. mentre il primo tratto di ferrata è molto unto e bagnato, qui la roccia è salda e ricca di appigli e clessidre. Peccato, però. una via molto facile di arrampicata avrebbe sicuramente rappresentato un bellissimo itinerario.
In ogni caso continuo ad arrampicare, divertendomi moltissimo. Saliamo ancora su placconate leggermente inclinate e facili fino alla base della Torre Extner. Qui c'è la possibilità, per chi è stanco o non se la senta più, di uscire per facile sentiero lungo l'ultima parte del vallone, fino al rifugio Pissadù. Per chi vuole continuare, invece lo aspetta la parte più bella ed impegnativa.
Subito una serie di pioli salgono verticali, quasi strapiombanti lungo lo spigolo, corde ed infine una scaletta ci permette di salire velocemente e guadagnare la parte superiore della torre. Aggiriamo ed entriamo nella gola tra la torre e l'altopiano del PIssadù. Qui, finalmente, arriviamo al famoso ponte sospeso che collega la torre al gruppo principale ed una targa descrive il lavoro fatto dalla Brigata Tridentina degli Alpini per creare questa ferrata. Dopo la foto di rito attraversiamo il ponte guardando il salto di roccia che abbiamo sotto. Alla fine del ponte un breve tratto attrezzato risale fino ad un pendio dove termina la ferrata. Da qui in circa 10 minuti per facile sentiero, raggiungiamo il rifugio Franco Cavazza al Pissadù (2 ore e 30 minuti dal parcheggio).
Avendo saltato la colazione a causa di un fornellino bastardo che ha finito il gas, decidiamo di prenderci un thè. Ripresi decidiamo di proseguire per la nostra prossima meta: la cima del Pissadù, che sovrasta il rifugio.
Il sentiero scende verso il sottostante laghetto, una perla tra le rocce, attraversiamo un ponticello e iniziamo a salire il pendio ghiaioso sotto la cima Pissadù. Lungo il sentiero troviamo un primo tratto attrezzato, saliamo ancora in una giornata meravigliosa, non c'è una nuvola. Di fronte a noi si apre la Val Pissadù. Arrivati sotto un tratto roccioso si apre la Val de Tita, ma prima di imboccarla, ancora un tratto attrezzato, un po più impegnativo si frappone dinnanzi. Raggiunto di nuovo un terreno meno ripido, proseguiamo tra rocce e ghiaioni verso la sella de Tita, dove trovuiamo la deviazione tra il sentiero verso il rifugio Boè e quello che sale verso la Cima Pissadù. Ci stupiamo di quanta neve (anche fresca) ci sia tutt'intorno.
Lasciamo a destra il sentiero verso l'altopiano delle Mesules, e iniziamo a salire tra tracce di sentiero verso il pendio ce scende dalla Cima. Prima per facile tracce saliamo verso Nord, successivamente con passaggi un po più impegnativi e poi più esposti continuiamo a salire. Le tracce continuano tra salti rocciosi di I° grado, raggiungendo la cima, dove una bellissima croce metallica ci accoglie. Il panorama è stupendo spazia a 360° dalle Odle, al Puez, Alle Tofane, Sasso della Croce, Antelao, Pelmo, Civetta, Marmolada, Catinaccio, Sassopiatto e Sassolungo. Faccio moltissime foto che comunque non renderanno giustizia a quello che posso vedere con i miei occhi. Sotto di noi il rifugio Pissadù sembra picolissimo, più in basso Colfosco è baciato dal sole (1 ora dal rifugio).
Dopo aver consumato qualche frutto e qualche barretta, ricominciamo la discesa. Quello che in salita era relativamente facile, in discesa diventa molto più impegnativo, bisogna stare molto attenti a dove mettere i piedi, anche perchè nella parte alta è molto esposto. In breve si riguadagna la base della parete e per lo stesso sentiero dell'andata raggiungiamo nuovamente il rifugio (40 minuti dalla cima).
Saliamo un po fino a guadagnare il sentiero che si dirige verso la teleferica per il rifugio, lasciato quindi questo sentiero, imbocchiamo, quindi la discesa verso la Val Setus. Troviamo subito la corda d'acciaio che ci accompagnerà per circa metà della discesa. A differenza della ferrata, qui la roccia è abbastanza consunta, il famoso marmorin. In alcuni tratti, a causa della massiccia presenza di alpinisti nei week-end, il tratto attrezzato spesso è doppio, lasciandone uno dei due per coloro che salgono e l'altro per quelli che scendono.
Rapidamente, riusciamo a perdere quota e arriviamo nei pressi del ghiaione alla base del salto roccioso attrezzato. Da qui, prima tra zig-zag su ghiaione, poi attraversando un nevaio, iniziamo a scendere nella parte finale della valle. Ormai stanchi del percorso decidiamo di correre lungo il sentiero, utilizzando le scorciatoie ed arriviamo in breve al sentiero che va a sinistra verso il passo Gardena, a destra verso la ferrata e la Val de Mesdì, e dritti verso il parcheggio. In altri 10/15 minuti tra mughi e ripidi pendii superiamo gli ultimi 200 metri di dislivello che ci separano dal parcheggio (1 ora dal rifugio).
Ci godiamo quindi il sole pomeridiano dopo questa bellissima escursione!
Consiglio di fare questo giro, merita sicuramente, se possinbile fatelo non nei week-end, troverete moltissime persone e forse apprezerete meno la ferrata.
<b>Percorso</b>:
Parcheggio all'ottavo tornante - Via Ferrata Brigata Tridentina - Rifugio Pissadù: 2 ore 30 minuti
Rifugio Pissadù - Cima Pissadù: 1 ora.
Cima Pissadù - Rifugio Pissadù: 40 minuti
Rifugio Pissadù - Val Setus - Parcheggio:1 ora.
Totale: circa 5 ore.
Effettuata il 31 luglio 2010 (Federico, Chiara).
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semplice |
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1000 m |
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normale dotazione per ferrate (casco, imbracatura, kit da ferrata. |
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5 ore e 10 minuti |
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Itinerario bello, panorami mozzafiato, un po impegnativo |
Categoria: Ferrate medie
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21 ottobre 2010, alle 10:49 Federico scrive: Ciao Michela,
1il mio semplice si riferiva al fatto che è una ferrata relativamente breve e sempre super assicurata, per cui a meno di grossi problemi (tipo vertigini) è fattibile.
21 ottobre 2010, alle 10:43 michela rinadi scrive: ciao anche questo itinerario è molto bello, io ho fatto la ferrata tridentina circa 3 anni fa ed è stata la mia prima ferrata. non la definirei però come hai scritto tu un 'escursione semplice, secondo me è piuttosto impegnativa, ma forse dipende molto dalla propria esperienza...ciao
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